Hanno scritto

L'artista ha affrontato, nel suo lungo percorso creativo, il tema della memoria, e lo ha sempre fatto privilegiando l'uso ed il rapporto mentale, prima che fisico, con gli oggetti e i segni che l'uomo ha lasciato nella sua esistenza. I materiali scovati e raccolti da Giulia, carte, tessuti, ricami, legno, spaghi, sono gli stessi che tanti altri artisti usano e lavorano da ormai un secolo, ed è solo il perché, il come e il quando a definire e distinguere il suo essere artista... Materiali come carte, metalli, plastiche e la luce stessa sembrano divenire nelle sue mani rappresentazione di una società in crisi e di un mondo che deve decidere cosa fare di sé stesso. Giulia Ripandelli da una parte tiene in vita la storia e la memoria che i diversi materiali portano impressi nelle proprie trame, dall'altra li usa con sensibilità e rispetto per dare forma al proprio essere di artista e di donna della propria epoca: lo fa con interventi minimi e con tessiture, cuciture, scritte e installazioni che raccontano il profondo rispetto che ha per le grandi e le piccole cose che fanno, segnano e raccontano la vita quotidiana degli umani.

(Franco Profili - premiazione del concorso internazionale San Valentino Arte 2020 a Palazzo di Primavera, Terni)


La dimestichezza, l’esperienza e la conoscenza delle diverse tecniche fanno di Giulia Ripandelli un’artista capace di rapportarsi senza problemi con quanto proposto oggi dall’arte contemporanea. I suoi lavori, partendo da una indubbia conoscenza della storia dell’arte  e dei movimenti che hanno attraversato l’ultima metà del secolo scorso, sono il frutto di una personalità capace di dare voce e forma ad un universo che, nelle idee prima che nei materiali, parla al femminile, e questo è tutt’altro che un difetto. In un lavoro che non teme il confronto con i modelli lasciati nei decenni scorsi da alcuni dei grandi artisti italiani, Giulia costruisce le sue cose migliori quando da quelli si allontana per arrivare a dare forma ad una personalità che è ben chiara e distinta: lo fa con un uso raffinato e prezioso di  segni, di elementi, di patine e di veri e propri ricami che segnano con estrema eleganza i materiali scelti come base dei suoi lavori.

(Franco Profili - presentazione della mostra "Triangolazioni" al Museo di Palazzo Eroli, Narni, luglio 2015)


"Per realizzare i suoi lavori, Giulia Ripandelli attinge alla realtà, non a quella fenomenica, presente e viva, bensì al mondo segreto e silenzioso delle cose dimenticate, abbandonate, nascoste, ignorate. Affascinata da questo universo di fantasmi, l'artista lo esplora con delicatezza senza turbarne la penombra, osserva le forme che trova, percorre le trame dei materiali, ne studia la consistenza, la trasparenza, interroga gli oggetti, scorre vecchie calligrafie, decifra parole e pensieri illegibili, si lascia sedurre da carte scolorite, ascolta i loro racconti e indaga le storie di chi questi «oggetti» ha creato e vissuto. Cullata dall'ambiguo andirivieni di memoria e sentire contemporaneo, si avvicina a queste «presenze» con diversa consapevolezza, ne sceglie alcune sulle quali intervenire e dopo averle isolate dal loro contesto naturale, attiva un processo metamorfico frutto di paziente lavoro di destrutturazione e ricostruzione, atto ad infondere nuova linfa all'oggetto prelevato. Sono nati così gli «Alfabeti», vecchie carte rinvenute in una casa di famiglia, dapprima ricoperte dall'artista di memorie personali, vergate con minuta, regolare, intima calligrafia e in seguito sezionate in decine di frammenti a loro volta riassemblati con altri materiali che ne occultano il contenuto narrativo suggerendo al contempo nuova e più profonda valenza estetica e poetica. Frammenti di fogli scritti li troviamo imprigionati anche nelle aeree strutture dei «Telai», tra le pagine colorate dei «Libri» o nelle sagome rigide e solenni delle «Forme Libro». Per quanto riguarda la serie dei «Ricami», Ripandelli si è invece avvalsa di vecchi pizzi e merletti utilizzati dalle sue nonne per impreziosire gli abiti indossati. Le delicate trine, memori di una femminilità passata, manipolate dall'artista col gesso e organizzate secondo grammatiche geometrizzanti, subiscono attraverso il suo lavoro un processo di cristallizazione materica in grado di conferire loro un aspetto arcaico, quasi fossile, di spoglie ironiche e malinconiche, senza tempo".

(Sandro Polo - catalogo "Seconda Rassegna di Arte Contemporanea", Casa dei Carraresi, Treviso, giugno 2012)


"Migliaia di parole ricoprono vecchie carte trovate per caso da Giulia Ripandelli. Sono parole copiate da altre parole scritte molti anni prima dall'artista stessa. L'emozione dell'immersione nel passato è esorcizzata dal rito meccanico della trascrizione, eseguita con pennino e inchiostro e realizzata in una calligrafia minuta, intima, regolare, ritmica. Una volta riempiti, i fogli vengono pieghettati, velati, scoloriti o ridotti in frammenti da incollare su tavola o carte precedentemente dipinte che spesso, a loro volta, sono nuovamente tagliate, smembrate e ricomposte. Attraverso questo procedimento le parole ancora leggibili acquistano nuovi significati compositivi ed evocativi, mentre le altre, quelle irriconoscibili, sono condannate ad essere fantasmi all'interno dell'opera."

(Sandro Polo - presentazione "Immersioni", galleria DeltaArte Studio, Roma, maggio 2009)
 

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